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Cittadinanza e Referendum: Tutte le Bufale sul Quesito 5, Smontate Una per Una

Il quesito n. 5 del referendum sulla cittadinanza ha scatenato un’ondata di disinformazione. Politici, opinionisti, influencer e talk show hanno diffuso una narrazione falsa, alimentando paure e pregiudizi. Ma cosa dice davvero il referendum? Scopriamo la verità, punto per punto.


Cosa chiede davvero il quesito sulla cittadinanza

Il testo della scheda gialla è chiaro: si propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per uno straniero extracomunitario maggiorenne per richiedere la cittadinanza italiana.
Nessuna concessione automatica, nessuna “cittadinanza facile”: restano tutti i requisiti attuali – lingua italiana (livello B1), reddito adeguato, assenza di reati gravi e pericolosità sociale.


Falsa notizia: “Cittadinanza regalata ai clandestini”

Non è vero. Il referendum non riguarda i migranti irregolari. Si applica solo a chi vive legalmente in Italia, con permesso di soggiorno. Secondo il Centro studi Idos, i potenziali beneficiari sono circa 1,4 milioni di residenti regolari e 284.000 minori conviventi. Nessuna “sanatoria mascherata”.


Falsa notizia: “Chiunque potrà diventare italiano senza controlli”

Anche questo è falso. Il referendum non tocca i controlli per la concessione della cittadinanza. Cambia solo il requisito del tempo di residenza. Tutti gli altri criteri – istruttoria, verifica dei documenti, valutazione della pericolosità – restano in vigore.


Falsa notizia: “Complotto della sinistra per ottenere voti”

Teorie infondate. Il referendum è sostenuto da un fronte ampio: partiti, associazioni civiche, ONG. Ha raccolto 637.000 firme ed è stato giudicato ammissibile dalla Corte Costituzionale. Inoltre, non modifica le regole di iscrizione alle liste elettorali.


Falsa notizia: “Gli immigrati voteranno alle elezioni politiche”

Totalmente falso. Solo i cittadini italiani possono votare. Il referendum non cambia questo principio. Serve solo a rendere più accessibile la richiesta di cittadinanza a chi vive regolarmente da almeno 5 anni. Il voto arriverà eventualmente molto più tardi, dopo l’ottenimento della cittadinanza.


Falsa notizia: “La legge è già abbastanza flessibile”

In realtà, l’Italia ha uno dei requisiti più rigidi d’Europa per la cittadinanza: 10 anni di residenza, contro i 5 di Francia, Germania, Svezia, Portogallo. Il referendum serve ad allinearci agli standard europei e a riconoscere i diritti civili a chi già contribuisce alla vita del Paese.


In sintesi

Il quesito n. 5 non apre le porte all’invasione, non regala la cittadinanza, non elimina i controlli, non crea nuovi elettori per forza.
Chiede solo una cosa: ridurre da 10 a 5 anni il tempo di attesa per avviare un percorso già lungo, controllato e pieno di garanzie.

 

 

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