Camera del lavoro

Alto Lazio

“Mai più precarie”: cinque SÌ per i diritti delle donne nei referendum dell’8 e 9 giugno

Le segretarie confederali della CGIL lanciano un appello al voto: “Serve lavoro stabile e di qualità per l’emancipazione femminile”.

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Ecco un abstract dei concetti fondamentali espressi dalle segretarie CGIL

Un lavoro stabile e di qualità per le donne

Garantire occupazione stabile, combattere la precarietà e migliorare le condizioni di lavoro e di vita delle donne: è questo l’obiettivo indicato dalle segretarie confederali della CGIL Daniela Barbaresi, Maria Grazia Gabrielli, Lara Ghiglione e Francesca Re David. Secondo le sindacaliste, il “lavoro buono” rappresenta uno strumento fondamentale per l’autonomia economica, l’inclusione e l’emancipazione delle donne. Da qui l’importanza di ripristinare il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa.

Per raggiungere questi obiettivi, la CGIL propone:

  • un Piano straordinario per l’occupazione femminile, che superi la logica dei semplici incentivi alle imprese;
  • l’introduzione di clausole di condizionalità, quote e vincoli per promuovere l’assunzione delle donne, sia nel pubblico che nel privato;
  • la cancellazione delle forme più precarie di lavoro, con l’adozione di un unico contratto di ingresso e la promozione del tempo indeterminato come norma, contrastando il part-time involontario e garantendo orari adeguati e pensioni dignitose;
  • maggiori investimenti nei servizi a supporto della genitorialità e dell’assistenza alle persone non autosufficienti.

Salute e sicurezza sul lavoro con uno sguardo di genere

La sicurezza sul lavoro deve tenere conto delle specificità di genere. La CGIL sottolinea la necessità di valutazioni dei rischi che considerino le differenze tra uomini e donne, soprattutto in termini di salute, prevenzione e diagnosi. È essenziale che i dispositivi di protezione individuale siano adeguati anche per le lavoratrici.

Le donne, più spesso impiegate in lavori precari e gravate dal carico della cura familiare, sono inoltre maggiormente esposte a stress e molestie sul lavoro. Per questo il sindacato chiede all’INAIL un pieno riconoscimento dello stress lavoro-correlato e delle patologie psicosociali, anche come conseguenza della condizione di precarietà e sovraccarico.

Inclusione e cittadinanza per tutte

Tra le priorità della CGIL c’è anche il pieno riconoscimento dei diritti delle donne migranti. L’integrazione passa attraverso percorsi di formazione, orientamento e il supporto costante di mediatori culturali in ogni servizio. L’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe essere garantita anche in assenza di permesso di soggiorno, così come l’accesso a consultori e pronto soccorso per le vittime di violenza, tratta o sfruttamento.

Il mercato del lavoro: numeri che parlano chiaro

I dati più recenti dell’Istat e della CGIL tracciano un quadro preoccupante. A maggio 2024, il tasso di occupazione femminile è ancora distante da quello maschile: 53,5% contro 70,9%, un divario del 17%. Inoltre, quasi la metà delle nuove assunzioni femminili avviene con contratti part-time, spesso involontari (15,6%). I tassi di inattività femminile superano quelli maschili, con un picco tra i 25 e i 54 anni, dove oltre il 33% delle madri con figli minori risulta inattiva, contro appena il 4,8% dei padri.

Le dimissioni volontarie sono in forte crescita tra le donne: nel 2022, il 72,8% di quelle registrate dall’Ispettorato del Lavoro erano femminili, spesso legate all’impossibilità di conciliare lavoro e cura dei figli. Le cause? Mancanza di servizi (41,7%) e organizzazione lavorativa inadeguata (21,9%). Solo il 7,1% degli uomini ha indicato gli stessi motivi.

Il gender pay gap, ufficialmente stimato al 5%, sale al 25% nel settore privato se si includono le voci variabili della retribuzione, e arriva al 43% nelle posizioni apicali, aumentando anche con il livello di istruzione.

Pensioni: un divario che pesa

Le donne vanno in pensione più tardi e con assegni sensibilmente più bassi. Il divario pensionistico di genere, infatti, raggiunge il 36%, a causa di carriere discontinue, lavori part-time e retribuzioni inferiori.

Sicurezza sul lavoro: le donne pagano un prezzo più alto

Nel 2022, le denunce di infortunio sul lavoro da parte di donne sono aumentate del 40,4%. I disturbi psichici professionali colpiscono le lavoratrici più del doppio rispetto agli uomini (1,3% contro 0,5%), in particolare quelli legati allo stress e al mobbing.

Infine, il dato più allarmante: secondo l’Istat, il 13,5% delle donne tra i 15 e i 70 anni – circa 2 milioni – ha subito molestie sessuali sul luogo di lavoro nel corso della propria vita.

Conclusione

La CGIL lancia un appello chiaro e deciso: votare cinque SÌ ai referendum dell’8 e 9 giugno è un gesto concreto per costruire un Paese più giusto, dove il lavoro delle donne sia stabile, sicuro, ben retribuito e tutelato. Solo così si potrà dire davvero: mai più precarie!


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